Clementina Caligaris, una “vercellese” alla Consulta nazionale

articolo pubblicato ne “l’impegno”, a. XXX, n. s., n. 1, giugno 2010

 

A Vercelli non vi è probabilmente memoria alcuna di Clementina Caligaris, che nacque in città l’8 settembre 1882 e fece parte della Consulta nazionale[1].

Cercando sue tracce nel web ci siamo imbattuti in un articolo comparso in una rivista di Latina[2] in cui la sua figura è ricordata, accostata a quella più nota di Sibilla Aleramo.

Apprendiamo così che negli anni in cui la scrittrice frequentava l’Agro Pontino organizzando, assieme ad altri intellettuali, le capanne-scuola per i figli dei poverissimi, Clementina Caligaris, maestra elementare, era giunta nei “paesi della palude”, proveniente, come la Aleramo, dalla provincia di Alessandria, precisamente da Cereseto Monferrato, un paesino di mille anime. Di sei anni più giovane della scrittrice, quando giunse a Sezze, nel 1905, era «una ragazza minuta, poco più che ventenne, che doveva suscitare una certa curiosità tra i cittadini setini, all’inizio del secolo poco abituati a vedere una figura femminile così indipendente».

Le analogie tra la nota scrittrice e la “maestrina” – come fu subito ribattezzata a Sezze – non si limitavano alla provenienza geografica “dal lontano Nord”: entrambe erano cresciute senza madre (mentre quella della Aleramo era stata reclusa in manicomio, quella della Caligaris aveva abbandonato la famiglia quando Clementina era ancora piccola). Cancellata dalla sua vita la madre (da quel giorno non la nominò mai più), fu cresciuta dal padre, un piccolo commerciante, proprietario di un emporio, che le trasmise ideali socialisti. Dopo essersi diplomata, a 18 anni aveva abbandonato la casa paterna per andare ad insegnare in un paese tra le montagne spezzine.

Pochi mesi dopo essere giunta a Sezze conobbe il professor Temistocle Velletri, insegnante di lettere e filosofia nel locale ginnasio, vedovo, più vecchio di quattordici anni. Tra i due, che condividevano i medesimi ideali politici, nacque subito una relazione e «in paese si favoleggiava e chiacchierava» su certe donne, “quelle del Nord”, un po’ troppo libertine e senza Dio.

Il professor Velletri si era diplomato nel prestigioso liceo “Torricelli” di Faenza nel 1894, lo stesso dove sei anni dopo si sarebbe diplomato il futuro poeta Dino Campana, che con Sibilla Aleramo avrebbe vissuto un’intensa e drammatica storia d’amore. «Le analogie finiscono qui – nota l’autore dell’articolo – il socialismo umanitario, di stampo deamicisiano della poetessa mal si conciliava con quello rivoluzionario, classista, della maestra Caligaris».

E ricorda che «quando nel 1911 a Casal delle Palme Sibilla Aleramo e Giovanni Cena aprirono la prima capanna-scuola dell’Agro Pontino, a Sezze i coniugi Velletri fondarono la prima Lega di resistenza contadina». «Fino a quell’epoca – rimarcò il sottoprefetto di Velletri – la pace e la concordia avevano sempre regnato tra i proprietari e i coloni; dopo la fondazione della Lega, insorse l’odio contro il proprietario e le questioni, le vertenze ed i conflitti fra le due parti avvenivano con un crescendo impressionante».

Il 6 gennaio del 1914 Clementina Caligaris celebrò a Roccagorga, di fronte a una massa imponente, il primo anniversario di un eccidio e fece da madrina alla bandiera della locale Lega di resistenza contadina.

Ma lasciamo ancora la parola a Dario Petti: «La Aleramo, introspettiva, libertaria, tollerante, si affermò come intellettuale di livello nazionale, una tra le prime e più importanti voci del femminismo italiano.

La Caligaris, coriacea, sanguigna e militante, famosa per essersi messa provocatoriamente alla testa delle processioni religiose con la bandiera rossa, continuerà la propria lotta per i contadini e le popolane della montagna lepina e fonderà a Sezze, nell’agosto del 1920, la prima Lega femminile socialista.

Contemporaneamente Temistocle Velletri divenne il primo sindaco socialista di Sezze, ma due anni dopo, a pochi giorni dalla marcia su Roma, i fascisti cacciarono lui e la moglie dal paese. Il 4 maggio del 1923, Clementina Caligaris rientrava a Sezze con l’intento di portare via le cose rimaste nella sua vecchia casa, quella stessa notte i fascisti fecero saltare in aria le vetrate dell’abitazione che la ospitava, l’indomani ripartì per Velletri che divenne la sua nuova residenza anche per gli anni a venire».

Nel 1925 Sibilla Aleramo firmava il “manifesto degli intellettuali antifascisti”, ma con la promulgazione delle leggi eccezionali e la nascita della dittatura mussoliniana «entrambe le donne pensarono alla propria sopravvivenza, evitando di entrare in urto diretto con la dittatura».

Dopo la Liberazione, Sibilla Aleramo aderirà al Pci, iniziando un’intensa attività giornalistica per “l’Unità”, mentre Clementina Caligaris sarà una tra le prime tredici donne italiane ad entrare in un’istituzione politica, la Consulta nazionale, che precedette l’Assemblea costituente, indicata dal Partito socialista, cui si era iscritta sin dal 1910.

Clementina Caligaris, cui verrà conferita la medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica istruzione, morì nell’agosto del 1977. «In quello stesso anno – ricorda l’articolo, in conclusione – migliaia di ragazze sfileranno nelle piazze italiane al grido di “il corpo è mio e lo gestisco io”, nel loro bagaglio culturale c’era certamente Sibilla Aleramo, ma un piccolo debito di riconoscenza lo dovevano anche a quelle donne come la Caligaris che all’inizio del secolo scorso, al di fuori dei salotti borghesi, ebbero il coraggio nei più piccoli villaggi rurali di andare controcorrente, di fare scelte anticonformiste, improntate all’egualitarismo sociale e civile, attirando su di sé un odio feroce ma iniziando a scavare le fondamenta di uno Stato più giusto».

Piero Ambrosio


Note

[1] Cfr. la “Navicella” dell’Istituto nazionale dell’Informazione, Repubblica Italiana. 1948-1998. 50 Anni di Parlamento, Governi, Istituzioni, Roma, Editoriale Italiana, 2000.

[2] Dario Petti, Due donne e la Palude. Sibilla Aleramo e Clementina Caligaris, la “maestrina rossa” di Sezze che entrò nella Consulta nazionale per la Costituente, 22 febbraio 2008, p. 19.

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