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È uscito il numero 113 della nostra rivista “l’impegno”, che contiene saggi di Giorgio Gaietta, Piero Ambrosio, Greta Beatrice, Anna Cardano, Corrado Mornese, Massimiliano Tenconi, Marilena Pedrotti, Marco Cerri, Alberto Oliaro, Tomaso Vialardi di Sandigliano.
Apre questo numero il testo con cui, nell’occasione del 50° anniversario della fondazione, il presidente Giorgio Gaietta ripercorre la storia dell’Istituto per la storia della Resistenza di Varallo, istituito a Borgosesia il 7 ottobre 1974 da figure di spicco della cultura e delle istituzioni locali allo scopo di tramandare i valori della libertà, della democrazia e della giustizia sociale; nato per studiare e diffondere la memoria della Resistenza, l’Istituto ha ampliato il suo ambito di ricerca alla storia contemporanea, promuovendo attività didattiche, editoriali e scientifiche e mantenendo un forte legame con il territorio, grazie all’impegno di presidenti, soci e sostenitori che hanno contribuito alla sua crescita e al suo radicamento.
Piero Ambrosio prosegue il racconto delle storie di biellesi “fuorusciti” durante il regime fascista, iniziato nel n. 2 del 2023 con le vicende della famiglia Bertoglio, soffermandosi sulla ricostruzione delle vicissitudini dei fratelli Ravetto, Silvio e Carlo, originari di Mezzana Mortigliengo, i quali, cresciuti in una famiglia di idee sovversive, abbracciarono il socialismo e successivamente il comunismo, distinguendosi come attivisti e propagandisti; costretti a emigrare in Argentina con l’avvento del fascismo, continuarono la loro lotta politica partecipando a manifestazioni e comizi antifascisti, venendo sorvegliati e arrestati più volte dalla polizia locale, che li considerava pericolosi sovversivi.
Greta Beatrice sottolinea l’importanza di Antonello da Messina come figura emblematica del Rinascimento siciliano, il cui lavoro rappresenta un connubio tra influenze fiamminghe e italiane, e analizza il modo in cui la critica artistica e la storia del restauro, condizionate da contesti storici e ideologici, ne hanno interpretato e preservato le opere; dagli studi novecenteschi, che tendono a italianizzarne lo stile a discapito della tradizione nordica, fino agli interventi di restauro, esemplificati da “Polittico di San Gregorio”, che rivelano come l’estetica e le teorie critiche del tempo abbiano plasmato la percezione delle sue opere, esaltandone le caratteristiche in chiave nazionalista, come fece in particolare il regime fascista.
Anna Cardano esplora l’evoluzione dell’antisemitismo a Novara, delineando episodi storici che vanno dalla diffidenza verso gli ebrei nel Settecento, come ben esemplificato dal caso del mercante Rafael Finale Bachi, al ruolo della propaganda fascista durante il Novecento. Attraverso l’analisi di documenti ufficiali e casi specifici, come i censimenti degli anni trenta e le leggi razziali, evidenzia l’uso strumentale della burocrazia e della stampa per isolare e discriminare la comunità ebraica, raccontando inoltre storie di resistenza civile e solidarietà, come quelle di Elsa Herskovitz e dello scienziato Giacomo Fauser, che aiutò intellettuali perseguitati a fuggire dal regime.
Corrado Mornese ripercorre la storia del campionato di calcio del 1941-42, quando la Roma vinse il suo primo scudetto, con l’obiettivo di dimostrare che il successo non fu agevolato dal regime fascista, come spesso è stato tramandato, ma fu prodotto dalla solidità tecnica della squadra allenata da Alfréd Schaffer e di alcuni calciatori, tra cui Edmondo Mornese, padre dell’autore. Attraverso una narrazione arricchita da aneddoti familiari e ricordi legati alla vittoria, che rimane un momento mitico nella storia giallorossa, si sottolineano l’impegno, l’unità della squadra e il ruolo di dirigenti come Vincenzo Biancone.
Massimiliano Tenconi racconta la storia del vercellese Oreste Barbero che, dopo l’8 settembre 1943, si distinse nell’assistere prigionieri alleati in fuga e soldati italiani sbandati, organizzandone, con la moglie Ester e una rete di collaboratori, l’espatrio in Svizzera e il sostegno materiale, fino all’arresto nel gennaio 1944 a seguito di una delazione; nonostante le torture, rifiutò di tradire i suoi compagni, subendo una condanna a ventisei anni di carcere, e fu liberato solo nel marzo 1945 grazie a uno scambio con un ufficiale tedesco, lasciando una preziosa testimonianza scritta sulle vicende di solidarietà e resistenza nel Vercellese.
Marilena Pedrotti analizza la poesia di Dante Strona, poeta e partigiano, focalizzata sulla memoria della Resistenza, che intreccia temi di dolore, nostalgia e ideali traditi con immagini vivide e simboli di natura e quotidianità; con i suoi versi l’autore ricorda i compagni caduti, i luoghi delle battaglie e i valori di libertà e giustizia, sottolineando l’importanza di tramandare la coscienza storica alle nuove generazioni, mentre esprime il timore che il sacrificio dei giovani ribelli venga dimenticato in una società sempre più distante dagli ideali resistenziali.
Marco Cerri si concentra sulla drammatica penuria di calzature durante la seconda guerra mondiale e sul loro ruolo nella vita civile e partigiana, sottolineando come, tra razionamenti, requisizioni tedesche e difficoltà di produzione, le scarpe divennero beni preziosi e spesso introvabili; nel contesto della Resistenza, i partigiani ricorrevano a soluzioni di fortuna come sandali di legno e fasce di stoffa, spesso togliendo scarpe ai nemici uccisi o ai compagni caduti, simbolo di un’esistenza precaria e di una lotta costante per la sopravvivenza, dove le calzature rappresentavano un elemento cruciale per resistere.
Alberto Oliaro racconta la storia del Villaggio Dalmazia di Novara, nato negli anni cinquanta per ospitare i profughi giuliano-dalmati e altre categorie di rimpatriati in seguito alla cessione di territori italiani alla Jugoslavia dopo il trattato di Parigi del 1947; costruito in tempi record tra il 1954 e il 1956, il quartiere consentì a circa millecento persone di preservare identità culturale e tradizioni comunitarie, diventando un caso unico nel panorama urbano e sociologico italiano, grazie a una progettazione urbanistica innovativa e all’impegno delle istituzioni locali per garantire infrastrutture e integrazione sociale.
Tomaso Vialardi di Sandigliano approfondisce la storia delle relazioni tra Stati Uniti, Israele e il mondo dell’intelligence, analizzando il ruolo chiave di James Angleton nella costruzione dell’alleanza Cia-Mossad e nella supervisione dei rapporti bilaterali durante la Guerra fredda; si sofferma sul programma nucleare israeliano, nato da un intreccio di collaborazioni con la Francia e la diaspora ebraica e sostenuto da operazioni clandestine e finanziamenti internazionali, evidenziando come questo abbia plasmato le dinamiche geopolitiche del Medio Oriente e influenzato il ruolo di Israele come potenza regionale.
Segue il ricordo di chi ci ha lasciato negli ultimi mesi del 2024: Argante Bocchio, vicecomandante della XII divisione Garibaldi “Nedo”, che per l’intera sua lunga vita ha incarnato gli ideali di libertà che aveva contribuito a riconquistare e difendere durante la lotta partigiana, e Luciano Guala, persona generosa e impegnata, il cui ruolo è stato fondamentale e insostituibile per tutte le realtà alla cui vita ha contribuito: il lavoro, il sindacato, l’amministrazione comunale di Ronco Biellese, l’Anpi e l’Istituto.