È uscito il centocinquesimo numero de “l’impegno”, rivista dell’Istituto, che da questo numero ospita alcuni contributi proposti dall’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola “Piero Fornara”, ampliando così i propri studi all’intero territorio del Piemonte nordorientale.
La rivista contiene saggi di Cesare Bermani, Antonio Bondioli, Piero Ambrosio, Mirko Aliberti, Anna Cardano, Matteo Santini, Marilena Vittone e Gabriele Morgoni.
Cesare Bermani, nel centenario della nascita di Gianni Rodari, ne evidenzia il ruolo di protagonista della cultura laica antifascista sviluppatasi dopo la Liberazione, sottolineando come non fu solo lo scrittore per ragazzi sempre ricordato, ma anche originale pedagogo nell’analisi del rapporto genitori-figli, giornalista di alto valore e acuto interprete dei comportamenti giovanili, con i suoi lucidi articoli sui movimenti di contestazione del ’68 e del ’77, nonché ricercatore creativo in ambiti innovativi come il canto sociale.
Antonio Bondioli, in un 2020 segnato tragicamente dalla pandemia, rivolge l’attenzione alla diffusione dell’influenza “spagnola” negli anni 1918-1920, concentrandosi in particolare sui suoi effetti in Valsesia. Utilizzando come fonte privilegiata i giornali locali “Corriere Valsesiano” e “Il Monte Rosa”, di cui riporta ampie citazioni, ripercorre le varie fasi dell’epidemia, l’elevato numero di decessi che causò, i provvedimenti che furono adottati per il suo contenimento, facendo emergere le similitudini con la situazione che stiamo vivendo oggi.
Piero Ambrosio, dopo la serie di articoli “Risiede tuttora all’estero a recapito sconosciuto”, raccoglie altre storie di “sovversivi” emigrati, ricostruite utilizzando, come di consueto, la documentazione conservata nei fascicoli personali del Casellario politico centrale: l’attenzione è concentrata su esponenti del movimento anarchico emigrati negli Stati Uniti d’America e su militanti socialisti e comunisti. Le biografie pubblicate in questo numero costituiscono la prima parte di un più ampio saggio, che continuerà nel prossimo.
Mirko Aliberti ricostruisce la figura di Vittore Catella, originario del Biellese, aviatore della regia aeronautica distintosi per le azioni di ricognizione in Africa orientale negli anni della guerra d’Etiopia, come pilota di bombardiere a fianco dell’Aviazione legionaria in Spagna durante la guerra civile e per la missione contro la roccaforte inglese di Gibilterra dopo l’entrata in guerra dell’Italia nella seconda guerra mondiale, senza dimenticare, nel dopoguerra, il suo ruolo di collaudatore per il reparto aviazione della Fiat e il suo impegno in ambito sportivo, in qualità di dirigente sportivo (fu, tra l’altro, presidente della Juventus negli anni sessanta), e in politica, come deputato per il Partito liberale dal 1963 al 1976.
Anna Cardano, basandosi sulla documentazione conservata in particolare all’Archivio storico di Novara, ma anche attingendo ad archivi privati e a testimonianze orali, racconta la drammatica vicenda degli ebrei novaresi Giacomo Diena, Amadio Jona e Bertie Sara Kaatz, arrestati nel settembre del 1943 e inviati al campo di sterminio di Auschwitz, da cui non fecero più ritorno. Cardano si sofferma in particolare sugli atti amministrativi che, con singolari efficienza e rapidità, consentirono il progressivo annullamento dei diritti dei cittadini ebrei, a partire dall’obbligo di denuncia di appartenenza alla razza ebraica, passando per il loro inserimento in elenchi appositamente predisposti e regolarmente aggiornati, fino alle misure estreme della deportazione e della confisca dei beni, in un crescendo di provvedimenti persecutori che rendono manifesta la responsabilità italiana nello sterminio, ancora lontano dall’essere pienamente riconosciuta.
Matteo Santini prende in considerazione il fenomeno delle tregue d’armi tra partigiani e tedeschi durante la Resistenza, analizzando nello specifico la Convenzione per la costituzione della zona neutra di Omegna, il contesto in cui maturò, gli attori coinvolti, le sue specificità rispetto ad altri patti di non aggressione analoghi, le differenti interpretazioni che ne vennero date dai protagonisti di allora – favorevoli all’accordo i comandanti della formazioni autonome dell’Ossola, che la ratificarono, assolutamente contrari i garibaldini, su posizioni di totale contrapposizione all’azione del nemico, con il quale non era ammesso alcun tipo di compromesso -; il documento si rivela pertanto una importante fonte di approfondimento delle differenze ideologiche tra i resistenti e delle loro diverse visioni per il futuro del Paese, posizioni contrastanti che trovarono, peraltro, sintesi e composizione nella nostra Costituzione.
Marilena Vittone, in gran parte utilizzando materiali archivistici, fornisce un quadro dettagliato della vita della comunità di Crescentino tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, in un’epoca di rivoluzione e di restaurazione che vide il passaggio dal vecchio regime dei Savoia all’esperienza del governo napoleonico, poi sconfitto e nuovamente ripristinato con la vittoria di Napoleone a Marengo nel 1800, un cambio politico e amministrativo che fu accettato con favore, per l’abolizione dei secolari privilegi feudali, dalla borghesia emergente e vide la partecipazione alla vita politica e amministrativa del nuovo corso di notabili locali, che portarono alla modernizzazione del Vercellese.
Gabriele Morgoni ricorda la vitalità, la determinazione e il rigore di Marcella Balconi, con la quale collaborò in seguito alla sua rielezione a sindaco di Grignasco nel 1975, descrivendo le iniziative innovative che intraprese a favore della comunità, principalmente per andare incontro alle esigenze della popolazione anziana e dei bambini, suoi interlocutori privilegiati, senza tralasciare la sua attenzione al mondo del lavoro, con particolare riguardo per l’occupazione femminile, e l’impegno sul versante dei lavori pubblici.
Segue il ricordo di chi ci ha lasciato negli ultimi mesi: Antonino Pirruccio, collaboratore dell’Istituto negli anni ottanta; Nenello Marabelli, partigiano della 109a brigata “Garibaldi”, spesso a fianco di Gemisto, e figura di spicco nella battaglia di Noveis; Giulio Quazzola, ultimo testimone della strage dell’alpe Fej del 7 novembre 1944; Elio Panozzo, che proseguì nel dopoguerra la sua azione di resistenza con un’intensa opera sindacale, amministrativa e nell’associazionismo; padre Marco Malagola, frate minore francescano, testimone diretto della strage del ponte della Pietà di Quarona.
Chiude il numero la consueta rubrica di recensioni e segnalazioni.